Ricominciare da Zero: Storia di Una Famiglia (E di Una Casa in Fiamme)
Sopravvissuti al grande incendio che ha sconvolto la Tasmania nel 2013, Tim e Tammy Holmes, avevano perso tutto. Ma ce l’hanno fatta, eccome
Prima che una serie di violenti incendi devastasse la zona, gli skipper che navigavano negli stretti vicino alla tenuta di Potters Croft erano abituati a cercare lungo la costa l’albero “segnaletico”, un eucalipto centenario che si stagliava maestosamente vicino all’acqua in questa grande proprietà nella Tasmania orientale. Un terribile giorno, però – era il gennaio del 2013 – una serie di impetuose raffiche di venti secchi e bollenti, seguita da una tempesta di fuoco, è arrivata ad abbattersi su questo piccolo istmo: fatto salvo un fabbricato, l’albero e tutti gli edifici del fondo sono scomparsi per sempre tra le fiamme.
L’incendio di Dunalley ha lasciato così i proprietari di Potters Croft, Tim and Tammy Holmes, temporaneamente senza un tetto. Nel giro di poche, intensissime ore, il grande incendio ha ridotto in cenere i sei edifici appartenenti alla coppia, annientando tutto quello che i due possedevano.
Oggi, a tre anni di distanza, quella tragica giornata non è che un ricordo lontano. Subito dopo l’incendio, la famiglia ha intrapreso un’ambiziosa opera di ricostruzione. Gli Holmes hanno ricavato una bellissima abitazione familiare dall’unica costruzione sopravvissuta alle fiamme – quella che era la casa degli ospiti – e hanno eretto cinque nuovi edifici, compreso uno studio, un fienile e un capannone per la coltivazione di piante in vaso prima della loro messa a dimora.
L’incendio di Dunalley ha lasciato così i proprietari di Potters Croft, Tim and Tammy Holmes, temporaneamente senza un tetto. Nel giro di poche, intensissime ore, il grande incendio ha ridotto in cenere i sei edifici appartenenti alla coppia, annientando tutto quello che i due possedevano.
Oggi, a tre anni di distanza, quella tragica giornata non è che un ricordo lontano. Subito dopo l’incendio, la famiglia ha intrapreso un’ambiziosa opera di ricostruzione. Gli Holmes hanno ricavato una bellissima abitazione familiare dall’unica costruzione sopravvissuta alle fiamme – quella che era la casa degli ospiti – e hanno eretto cinque nuovi edifici, compreso uno studio, un fienile e un capannone per la coltivazione di piante in vaso prima della loro messa a dimora.
La proprietà degli Holmes, vasta quasi dieci ettari, si affaccia su un grande promontorio, regalando alla famiglia una vista favolosa su tutto il canale. L’unica traccia visibile a ricordo del fatto che questa oasi di pace è stata travolta dalla furia distruttrice di un rogo è rappresentata dalle cataste dei tronchi tagliati: sono gli alberi che non sono sopravvissuti alle fiamme… C’è legna da ardere a sufficienza per scaldare i prossimi cinque freddi inverni della Tasmania.
La foto ritrae, nel giorno dell’incendio, i bambini di Bonnie Walker, la figlia di Tim e Tammy, sul molo dove i ragazzini hanno trovato rifugio assieme ai nonni. Recentemente la famiglia dei bambini si è trasferita a Perth, in Australia.
La grande fuga
Oggi la scena è molto, molto diversa da ciò che questa famiglia ha dovuto affrontare quel 4 gennaio 2013. Potters Croft si trovava esattamente sulla linea lungo la quale si sviluppò l’incendio di Dunalley. Circondati dalle fiamme, Tim e Tammy fuggirono sul molo di casa con i cinque nipoti cui quel giorno dovevano badare.
La grande fuga
Oggi la scena è molto, molto diversa da ciò che questa famiglia ha dovuto affrontare quel 4 gennaio 2013. Potters Croft si trovava esattamente sulla linea lungo la quale si sviluppò l’incendio di Dunalley. Circondati dalle fiamme, Tim e Tammy fuggirono sul molo di casa con i cinque nipoti cui quel giorno dovevano badare.
La foto che ritrae Tammy (seconda da sinistra) con i suoi nipoti (da sinistra: Charlotte, Esther, Liam, Matilda e Caleb Walker) ha fatto il giro del mondo. Tim la scattò con lo smartphone per spedirla alla figlia Bonnie, che quel giorno si era allontanata.
Le immagini color ocra della coppia presso il moletto, attorniata dai nipotini immersi nel mare fino al collo, sono diventate famose. «Abbiamo trovato un sottile strato d’aria sulla superficie dell’acqua, che a sua volta aveva assunto una lucentezza oleosa», ricorda Tim. «Un paio di volte il fuoco è arrivato alla banchina stessa, ma io sono riuscito a usare il mio cappello Akubra (marchio australiano, NdT) come un piccolo secchio e a tenere in questo modo lontane le fiamme». Quando, in seguito, all’azienda Akubra è arrivata notizia di questa storia, Tim ha ricevuto in regalo tre cappelli nuovi.
Le immagini color ocra della coppia presso il moletto, attorniata dai nipotini immersi nel mare fino al collo, sono diventate famose. «Abbiamo trovato un sottile strato d’aria sulla superficie dell’acqua, che a sua volta aveva assunto una lucentezza oleosa», ricorda Tim. «Un paio di volte il fuoco è arrivato alla banchina stessa, ma io sono riuscito a usare il mio cappello Akubra (marchio australiano, NdT) come un piccolo secchio e a tenere in questo modo lontane le fiamme». Quando, in seguito, all’azienda Akubra è arrivata notizia di questa storia, Tim ha ricevuto in regalo tre cappelli nuovi.
Le conseguenze dell’incendio
«Oggi non parliamo tanto di quell’evento», racconta Tim. «La maggior parte delle persone preferisce non pensarci. Nei giorni e nelle settimane successive al disastro, però, la domanda più ricorrente che mi facevano era: “Tornerete a casa?”. E la risposta era sempre “Sì”: dove altro potrei desiderare stare? Ho viaggiato in molti paesi e ho soggiornato in molti luoghi bellissimi, ma mai ho trovato un altro posto dove avrei preferito vivere».
«Oggi non parliamo tanto di quell’evento», racconta Tim. «La maggior parte delle persone preferisce non pensarci. Nei giorni e nelle settimane successive al disastro, però, la domanda più ricorrente che mi facevano era: “Tornerete a casa?”. E la risposta era sempre “Sì”: dove altro potrei desiderare stare? Ho viaggiato in molti paesi e ho soggiornato in molti luoghi bellissimi, ma mai ho trovato un altro posto dove avrei preferito vivere».
La casa per gli ospiti risparmiata dal fuoco era un cottage con cinque camere da letto e quattro bagni, costruito da Tim con vecchi “mattoni dei detenuti” (tra il Sette e l’Ottocento la Tasmania era una colonia penale, dove la Gran Bretagna deportava i detenuti e li costringeva ai lavori forzati, tra i quali la produzione di mattoni, NdT), recuperati negli anni tra la Derwent Valley e la vicina Penisola di Tasman.
«Le autorità ci hanno obbligato a stare lontano dalla nostra terra per circa due settimane», ricorda Tim. « Per tre mesi abbiamo affittato una casa in un paese vicino, con tutta la nostra famiglia allargata. Io, però, ogni giorno venivo a Dunalley».
«Le autorità ci hanno obbligato a stare lontano dalla nostra terra per circa due settimane», ricorda Tim. « Per tre mesi abbiamo affittato una casa in un paese vicino, con tutta la nostra famiglia allargata. Io, però, ogni giorno venivo a Dunalley».
La ricostruzione della casa di famiglia
Tim – che di mestiere è progettista e costruttore edile – con le proprie mani ha ricostruito la casa della sua famiglia, avvalendosi dell’aiuto di un paio di muratori con i quali aveva già lavorato in passato.
Tim – che di mestiere è progettista e costruttore edile – con le proprie mani ha ricostruito la casa della sua famiglia, avvalendosi dell’aiuto di un paio di muratori con i quali aveva già lavorato in passato.
Il primo passo è stato quello di convertire l’alloggio degli ospiti nella casa di residenza. L’edificio dal sapore rustico, in stile tipicamente gallese, ricorda al padrone di casa le costruzioni con il tetto poco aggettante della regione dove è cresciuto. «Nel complesso, la ristrutturazione è durata un anno, comprese delle salutari pause. La parte più impegnativa del lavoro è stata la ripulitura del sito e la ricostruzione di cancelli e recinzioni», spiega Tim.
Gli Holmes hanno modificato l’impianto originale della casa: hanno invertito la direzione della scala che porta alle camere da letto del piano superiore e hanno installato una bellissima cucina di seconda mano. In un angolo, Tim ha montato una nuova scaffalatura dove mettere in bella mostra alcuni pezzi della sua collezione di vasi (ritratti qui nella foto) e, da un vecchio tavolo in cedro comprato online, ha ricavato un bancone a isola.
La luminosa sala da pranzo si affaccia sul giardino anteriore. Appena fuori dalla porta troviamo un lastricato in arenaria circondato da un muretto basso realizzato in diabase, una pietra basaltica tipica del posto. Dietro, un curatissimo prato all’inglese scende fino alla baia.
La casa risale soltanto al 1988, ma deve tutto il suo carattere ai materiali di recupero con i quali è stata costruita. I montanti della veranda anteriore, realizzati con il legno di una conifera nativa di questa regione (il celery-top pine, NdT), sono stati recuperati nella zona della Styx Valley, dopo che questo tipo di essenza era stata classificata come legname di scarto.
Per arrivare alla casa si fa un vero e proprio viaggio. Una fila di giovani olivi e di alberi di eucalipto delinea il viale principale. Prima che queste nuove piante crescano a formare una cupola ci vorrà ancora qualche anno, ma la loro presenza, oggi, è come una promessa.
Alle spalle di un fitto pitosforo si svela un panorama mozzafiato. L’ampio e splendido parco accoglie una selva rigogliosa di specie native alte quanto un uomo e di piante da giardino. Qui si è circondati da piante di leucodendro, cespugli di lavanda coperti di fiori viola, fiori rossi di callistemon, piantine di grevillea, acacie e alte “zampe di canguro” (kangaroo paws, un’elegante pianta con fiore originaria dell’Australia, NdT).
Forse l’esempio più eloquente dello stile sostenibile di Tim è il nuovo fienile. Le pareti nord, sud e ovest dell’edificio sono state realizzate con la tecnica del pisé e hanno uno spessore di 300 millimetri. Questa antica tecnica costruttiva fa uso di materiali naturali – nel caso di Tim ghiaia e sabbia del posto – che vengono compattati a formare una struttura solida. La terra battuta ha ottime qualità termiche, non produce emissioni tossiche e, in caso di incendio, funge da scudo termico.
Seguendo le proprie convinzioni in materia di ecosostenibilità, Tim ha anche usato del legno di un eucalipto della zona (l’Eucalyptus Macrocarpa) recuperato da un allevamento di polli di Ulverstone e delle assi dal vicino molo di Eaglehawk Neck. Ne è risultata una costruzione piacevole dal punto di vista estetico e resistente dal punto di vista tecnico, realizzata con pochi materiali essenziali e ignifughi.
Seguendo le proprie convinzioni in materia di ecosostenibilità, Tim ha anche usato del legno di un eucalipto della zona (l’Eucalyptus Macrocarpa) recuperato da un allevamento di polli di Ulverstone e delle assi dal vicino molo di Eaglehawk Neck. Ne è risultata una costruzione piacevole dal punto di vista estetico e resistente dal punto di vista tecnico, realizzata con pochi materiali essenziali e ignifughi.
Per gli australiani che vivono in aperta campagna, la possibilità di incappare in un incendio è alta. Le costruzioni nuove che vengono erette nelle zone ad alto rischio devono rispettare normative molto rigorose che comportano anche l’uso di materiali ignifughi.
«Qui, il dibattito in architettura attualmente verte sui modi in cui si possono rispettare i requisiti di legge e, allo stesso tempo, conservare il più possibile un aspetto “naturale”», spiega Gregory Nolan, direttore del Centre for Sustainable Architecture with Wood della University of Tasmania. «La gente ovviamente non intende vivere in edifici che sembrano dei bunker per prevenire eventi che probabilmente non capiteranno mai nel corso di una vita». Per quanto riguarda Tim, la terra battuta era il materiale che più si addiceva alle sue esigenze.
«Qui, il dibattito in architettura attualmente verte sui modi in cui si possono rispettare i requisiti di legge e, allo stesso tempo, conservare il più possibile un aspetto “naturale”», spiega Gregory Nolan, direttore del Centre for Sustainable Architecture with Wood della University of Tasmania. «La gente ovviamente non intende vivere in edifici che sembrano dei bunker per prevenire eventi che probabilmente non capiteranno mai nel corso di una vita». Per quanto riguarda Tim, la terra battuta era il materiale che più si addiceva alle sue esigenze.
Sul prato di fronte alla casa si affaccia un delizioso piccolo edificio indipendente (ritratto nella foto), che gli Holmes chiamano affettuosamente “la rimessa delle barche”, anche se la costruzione non si trova affatto nei pressi dell’acqua. In futuro, i padroni di casa sperano di ricollocarlo sull’acqua, in modo da sostituire l’originale vera rimessa delle barche, andata persa nell’incendio.
Questo piccolo volume, completato in una sola settimana, è la migliore dimostrazione delle eccezionali doti di Tim in campo edilizio. È stato costruito dal nulla. Le quattro ruote arrugginite sulle quali poggia sono state recuperate da un macchinario agricolo, e anche le perline in legno sono frutto di un riciclo. Quando, con il tempo, queste assi, non trattate, assumeranno una patina grigiastra, lo stile rustico della struttura non avrà che da guadagnarci in fascino.
Tra gli altri edifici, troviamo un fienile e un deposito di vasi per la padrona di casa. Dopo l’incendio, la comunità locale si è stretta intorno alla coppia e ha donato a Tammy dei buoni da spendere al locale vivaio orticolo. Per quanto riguarda Tim – abile ceramista – un vero e proprio esercito di ex clienti si è ripresentato con i vasi che aveva acquistato da lui e glieli ha restituiti, in modo che l’intero suo lavoro non fosse andato completamente perduto.
Il cambio di prospettiva ha rappresentato un’opportunità per ricominciare da capo. «Ne abbiamo approfittato per installare un sistema d’irrigazione sotterraneo, per dar vita a un nuovo panorama, e per creare un giardino ornamentale, un frutteto e un nuovo orto», spiega Tim.
Mentre trasportava del terriccio ricco di sostanze nutritive dal vecchio orto al nuovo, la coppia ha trovato sotto il terreno annerito dal fuoco una mezza dozzina di radici di asparagi di almeno ottant’anni che un’amica aveva regalato a Tammy: nel nuovo sito, gli asparagi crescono rigogliosi.
Mentre trasportava del terriccio ricco di sostanze nutritive dal vecchio orto al nuovo, la coppia ha trovato sotto il terreno annerito dal fuoco una mezza dozzina di radici di asparagi di almeno ottant’anni che un’amica aveva regalato a Tammy: nel nuovo sito, gli asparagi crescono rigogliosi.
Questa però non è stata l’unica sorpresa del nuovo orto. La bassa staccionata che circonda il giardino è stata realizzata con le assi del famoso moletto dove la famiglia ha trovato riparo in quel giorno terribile. Il legno del vecchio recinto, ormai “stanco”, doveva essere sostituito, e allo stesso tempo, l’orto necessitava di una recinzione bassa che non oscurasse i raggi del sole.
I due coniugi hanno rimosso le assi del molo e le hanno assemblate per recintare lo spazio verde di fronte alla cucina. L’effetto visivo è quello di una banchina vista “di lato”, come se fosse esposta in un museo. Le vecchie tavole conservano tutte le cicatrici di quella giornata cocente. Sul lichene grigio-verdastro, sono chiaramente visibili i piccoli segni neri delle bruciature.
I due coniugi hanno rimosso le assi del molo e le hanno assemblate per recintare lo spazio verde di fronte alla cucina. L’effetto visivo è quello di una banchina vista “di lato”, come se fosse esposta in un museo. Le vecchie tavole conservano tutte le cicatrici di quella giornata cocente. Sul lichene grigio-verdastro, sono chiaramente visibili i piccoli segni neri delle bruciature.
Lungo il lato sud della proprietà degli Holmes troviamo una serie di giovani alberi di eucalipto, il locale blue gum. Oltre che essere l’emblema floreale della Tasmania, il blue gum rappresenta il rifugio ideale per il pappagallo Swift, specie in estinzione che sorvola questa zona nel corso delle sue migrazioni invernali attraverso lo Stretto di Bass.
La maggior parte dei vecchi eucalipti ha dovuto essere abbattuta dopo l’incendio, ma – grazie al cielo per i pappagalli – un nuovo, florido bosco di giovani alberi sta crescendo in salute.
La maggior parte dei vecchi eucalipti ha dovuto essere abbattuta dopo l’incendio, ma – grazie al cielo per i pappagalli – un nuovo, florido bosco di giovani alberi sta crescendo in salute.
Per Tim e Tammy Holmes, quel recinto bruciacchiato e il nuovo molo da ricostruire rappresentano la memoria quotidiana della giornata nella quale i loro familiari si sono salvati. Così come ogni oggetto recuperato, tutto il lavoro portato a termine dalla coppia rappresenta un tributo alla capacità di rinnovarsi e di dare un nuovo senso alle cose. A casa degli Holmes, si ha proprio la sensazione che ogni oggetto abbia avuto la chance di vivere una seconda vita.
Raccontateci: e voi come reagireste se la vostra casa andasse distrutta in un grande disastro naturale? Cerchereste di ricostruirla o vi trasferireste altrove? Condividete le vostre riflessioni nei Commenti qui sotto.
Raccontateci: e voi come reagireste se la vostra casa andasse distrutta in un grande disastro naturale? Cerchereste di ricostruirla o vi trasferireste altrove? Condividete le vostre riflessioni nei Commenti qui sotto.
Colpo d’occhio
Chi ci abita: Tim e Tammy Holmes
Dove: Dunalley, Tasmania, Australia
Superficie: 9,7 ettari
Tim e Tammy Holmes sentono una profonda gratitudine per ogni momento della vita che possono spendere insieme. Dal giorno dell’incendio, in questi anni, la coppia è tornata a ricostruire e a re-immaginare la propria terra, a fianco del figlio Joe, che con la sua famiglia (compresi i bambini ritratti in questa foto) vive in un lotto adiacente al loro.